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Italiani, i più insoddisfatti a lavoro
L’ultima “Indagine europea sulle condizioni di lavoro” pubblicata su Eurofound ci da un’immagine impietosa del nostro Paese in termini di soddisfazione derivante dal lavoro.
Secondo questa indagine, solo il 27% degli italiani ha prospettive di carriera favorevoli nell’azienda in cui lavora, soltanto il 15% ha ricevuto formazione professionale in azienda negli ultimi 12 mesi ed appena il 21% dichiara di avere possibilità di trovare un lavoro di retribuzione simile o superiore nel caso in cui lasciasse il proprio lavoro attuale.
Ma il dato in assoluto peggiore è quello sul clima che si vive a lavoro: meno della metà degli intervistati (46%) ha dichiarato di avere colleghi che li aiutano e li sostengono sul lavoro: il dato peggiore fra i lavoratori dell’Unione Europea.
L’ambiente di lavoro che descrivono i lavoratori italiani è reso ancora più pesante quando si chiede loro se il proprio superiore/capo interviene e sostiene l’attività lavorativa, solo un italiano su tre ha risposto sì. Anche in questo caso, i peggiori d’Europa.
In Italia non si fa squadra, non si viene aiutati da chi dovrebbe coordinare il nostro lavoro e si hanno pessime prospettive di carriera e retribuzione.
Tu che stai leggendo questo articolo avrai certamente vissuto le situazioni paradossali d’ufficio nelle quali non viene detto qualcosa per evitare di “minare certi equilibri”, per non mettere in difficoltà qualcuno, per coprire un collega. Situazioni in cui tutti perdono, in cui si perde la fiducia vicendevolmente e si instaurano circoli viziosi in cui diamo del nostro peggio.
Per non parlare dei pettegolezzi, siamo il paese dei pettegolezzi d’ufficio. Esiste addirittura un vero e proprio ruolo aziendale, non codificato: la “persona informata”. Persone a cui ci si rivolge quando non si conosce una procedura aziendale, quando non si sa a chi rivolgersi, quando non è chiaro come svolgere un compito o si ha bisogno di un conforto. Persone che spesso lavorano meno degli altri ma riescono a far pesare la propria rete di contatti (e ricatti) interna.
Uffici pessimi. In cui dobbiamo passare 8 ore ogni giorno.
Non c'è tempo per il futuro
Tutto vero. Ma che possiamo fare?
Che si fa quando sembra che non ci sia alcuna alternativa all’aspettare la pensione davanti a quel computer?
Tradizionalmente si risponde nei seguenti modi:
- Alcune persone blindano la propria mansione non condividendo alcun sapere con i colleghi. Sperando di diventare detentori di sapere indispensabili per l’azienda
- Altre persone vivono il lavoro d’ufficio come una medicina amara da prendere, al grido di “lavorare non è bello, è necessario!”
- Altri ancora diventano schiavi del senso del dovere, della procedura, della gerarchia e si sobbarcano il lavoro degli altri convincendosi che è il miglior lavoro della loro vita.
Tutte queste scelte sono fallimentari, perderai qualcosa in ogni caso: professionalità, soddisfazione, felicità. Perderai il piacere di svegliarti con la voglia di andare a fare ciò che ti piace di più.
Se vivi una situazione di frustrazione a lavoro, la prima mossa dovrebbe essere LIBERARE DEL TEMPO.
Tutte le scelte presentate prima riflettono un problema di tempo, sono figlie del fatto che non c’è tempo per poter progettare il nostro futuro che molto spesso NON È nell’azienda dove viviamo la frustrazione quotidiana del nostro lavoro. Ci manca il tempo di pensare ad un’alternativa.
Non abbiamo tempo per pensare a noi, ai nostri sogni, alle nostre ambizioni. Per progettare la nostra felicità

I dati mostrati dal grafico appena presentato parlano chiaro:
- Il 40% circa della nostra giornata se ne va fra lavoro, spostamenti legati al lavoro e lavoro di casa
- Per un altro 45% dormiamo, mangiamo e svolgiamo attività essenziali alla nostra cura personale
Rimane solo il 15% del tempo giornaliero a disposizione per il nostro tempo libero. Un misero spazio di tempo in cui dovremmo occuparci delle nostre passioni, della nostra famiglia, della nostra formazione, dei nostri amici.
Troppo poco. Decisamente troppo poco.
Per questo il primo consiglio che posso darti è: libera del tempo. Anche una frazione di tempo, sommata ogni giorno, potrebbe darti l’ossigeno che serve per respirare e pensare ad un’alternativa.
Probabilmente dovrai rinunciare a qualcosa per un breve periodo di tempo. Ad un po di sonno, ad un’uscita serale, ad una giornata del tuo sacro fine settimana.
Ti assicuro però che sarà la rinuncia più importante per cambiare il tuo lavoro, la tua quotidianità e dunque la tua soddisfazione.
Libera il tempo, progetta il futuro
Voglio essere chiaro: liberare il tempo per trovare un’alternativa non significa necessariamente mettersi in proprio. In molti casi la frustrazione che vivi in ufficio può essere legata a quello specifico ufficio, a quella specifica azienda. In altri casi è il tuo modo di vivere il lavoro che invece ti spinge verso l’apertura di un’attività in proprio, come è successo a me dopo anni di lavoro frustrante in ufficio.
L’importante è non cedere al falso compromesso secondo il quale “il lavoro fa schifo, prima te ne fai una ragione e meglio è”. No! Non è così e non può essere così.
Quando avrai liberato quel tempo inizia a programmarlo, ritagliati 15-30 minuti ogni giorno per :
- Rivedere il tuo curriculum
- Aggiornare il tuo profilo LinkedIn
- Cercare lavoro in maniera attiva (iscrivendoti a portali quali Indeed)
- Scrivere e-mail a contatti che potrebbero aiutarti
- Leggere, formarti, seguire corsi utili per un cambio di professione
- Migliorare le tue abilità che ti faranno raggiungere un cambio di mansione, ufficio o un aumento di stipendio (es. padroneggiare Excel)
- Redigere il tuo Personal Business Model Canvas
Ma fallo con continuità. Mettilo fra le tue priorità giornaliere, sarà anche un modo per evadere dalla tua quotidianità in ufficio. Pensa a quel concreto futuro mentre i tuoi colleghi si arrendono all’inevitabilità dell’insoddisfazione.
Mi occuperò in altri post futuri di darti elementi operativi per progettare il tuo futuro, per farti fuggire dal clima terribile in cui lavori.
Per il momento libera del tempo impegnalo nei modi che ti ho suggerito. Pensa al tuo futuro.